Il gregario
Di e con Gabriele Catalano e Gianluca Nasuti. Regia di Antonio Tancredi.

Anni Cinquanta, fine tappa del Giro d'Italia. Il ciclista che quel giorno è arrivato primo al traguardo si gode la sera, in albergo, il meritato riposo. Suo compagno di stanza è un collega che macina da anni strade e pedalate senza mai raggiungere l'agognato successo. I due corridori sono molto diversi, non solo per i risultati sportivi: un comunista e un nostalgico del fascismo, un introverso e un estroverso, provenienti da diverse aree del Paese. Sono però amici e amano stare a parlare. Comincia così una notte di ricordi, di discussioni, di litigi, di sogni condivisi e di memorie spezzate: i protagonisti si attaccano l'un l'altro e poi subito si sostengono, per tornare in un attimo allo scontro, fino a correre il rischio di disturbare il sonno degli altri ciclisti, compreso il campionissimo Fausto Coppi. Perché c'è un sottinteso, nella notte di chiacchiere dei due: un posto di gregario di Bartali che potrebbe significare – per uno soltanto di loro – la fortuna di una vita. Ma forse l'amicizia è davvero più forte di tutto.
Il gregario è una storia semplice, una piccola storia, con un sapore quasi neorealistico: la stanza dell'alberghetto di provincia, il tifo per gli assi delle due ruote, gli strascichi della guerra... un mondo forse ingenuo, forse lontano, ma nei confronti del quale, anche dei suoi aspetti più miseri, non si può fare a meno di provare una strana nostalgia, la nostalgia nei confronti di un'età dove anche le vicende più modeste sembrano celare il valore dei grandi ideali.
Pochi arredi, un mazzo di fiori, una mela sono sufficienti a dare vita sul palco a questo intreccio di sport e di affetto: mettendo come in cornice un testo semplice ma non semplicistico, porto con limpidezza e fiducia nel potere e nel sapore della parola.


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