Le due Regine
Studio su Maria Stuarda di Dacia Maraini.
Testo e regia di Annapaola Bardeloni. Con Francesca Giacardi e Maria Teresa Giachetta. Regia di Annapaola Bardeloni. Costumi realizzati da Atelier Le due mosche bianche.

Due donne. Due Regine. Due serve. Maria Stuarda ed Elisabetta I. Nanny e Kennedy. Donne prigioniere della Storia e per questo uguali, che giocano a inventare una vita improbabile, urlando il loro disprezzo per un potere che non concepisce la femminilità.
Reinventando i molteplici testi teatrali e non solo che nei secoli hanno affrontato lo scontro fra le due sovrane, la cattolica e la protestante, l'amata dagli uomini e la vergine, la vittima e la persecutrice, Dacia Maraini – il cui testo è alla base di questo studio drammaturgico – mette in primo piano, con sguardo contemporaneo ma anche scrupolo filologico, la questione della femminilità. La Regina d'Inghilterra e quella di Scozia sono due donne di potere in un'epoca maschile, che trovano una sottile, arcana vicinanza proprio nella loro identità sessuale, a dispetto degli scontri politici, dei complotti, della gelosia reciproca, della lotta che le consuma. Testimoni del loro dramma sono le rispettive servitrici, che – con trovata lucida e acuta – la Maraini prescrive siano interpretate dalle medesime attrici che incarnano le teste coronate: così Maria diventa cameriera di Elisabetta, Elisabetta di Maria; e il gioco di ruoli che si mette in moto illude quasi che la Storia possa procedere diversamente da come pure sappiamo che si è mossa. Di volta in volta, ci troviamo nella prigione della Stuarda o nella reggia della Tudor; attraverso i racconti spezzati delle protagoniste apprendiamo di quanto accade fuori, ma anche delle ripicche e delle gioie entro quelle stesse mura. Apprendiamo, soprattutto, qualcosa sugli uomini continuamente evocati dalle loro parole: aleggiano nelle stanze di queste donne uomini sfuggenti, violenti, mutevoli, odiati e desiderati, amati e disprezzati, uomini che uccidono e che si uccidono per l'amore e per il potere, incapaci di cogliere anche solo la possibilità di un altro linguaggio: quelle che le due Regine e le loro serve imparano a parlare nelle tante ore passate insieme, sopraffacendosi e aiutandosi. Un linguaggio che non può annullare il crudo meccanismo della Storia ma che è forse in grado di farci riflettere sulle donne, sul potere, sul mistero profondo dell'universo femminile.
Intorno, il bianco e il nero dei costumi, le crude luci di taglio, i pochi elementi scenici carichi di densità emozionale accendono lampi che brillano nel buio dei rapporti umani e politici.


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