LA BELLA ADDORMENTATA LA RACCONTO IO!
Un bacio da solo non basta...

Nuova produzione di Cattivi Maestri Teatro.

Liberamente ispirato a “La bella addormentata” di Charles Perrault.
Di Antonio Tancredi, Francesca Giacardi e Maria Teresa Giachetta. Con Francesca Giacardi e Maria Teresa Giachetta. Drammaturgia, ideazione scenica e regia Antonio Tancredi. Scenografie e costumi Valentina Albino. Disegno luci di Luca Albertazzi.

Sul palco due attrici bisticciano per scegliere come raccontare la fiaba de “La bella addormentata”. Una fiaba che tutti conoscono, ma non tutti conoscono completamente.
Sì, certo, tutti sanno della fata invidiosa e cattiva non invitata al battesimo, dell'arcolaio, del magico bacio del principe... ma chi sa cosa è successo dopo a questa giovane coppia di innamorati?
Le fiabe contengono la mappa dei possibili destini umani, per questo sono tuttora “consultate” come si fa con i libri sapienziali e sacri. Nonostante abbiano perso qualcosa nel passaggio dall'oralità alla pagina scritta, il loro nucleo rimane intatto così come la loro efficacia su chi legge e le ascolta. “La bella addormentata” di Perrault non fa eccezione.
La sua versione però si discosta dalle altre e da quella dei fratelli Grimm, prevedendone anche un seguito. Non si interrompe al bacio del principe che è in grado di vincere l'incantesimo della fata, ma racconta anche cosa succede dopo quel bacio.
La principessa non avrà più accanto a sé i suoi genitori, ma il principe ed una comunità che si sveglierà con lei. Dovrà ripartire da sé, si scoprirà a sua volta madre e dovrà prendersi cura dei propri figli.

Perrault costruisce una doppia fiaba.
Ma se la protagonista delle due fiabe è sicuramente la bella addormentata, un ruolo importante lo giocano anche i genitori. Sono loro che cercano a tutti i costi una nascita e dopo aver realizzato i propri desideri si trovano a dover fronteggiare ciò che la nuova vita porta con sé, la caducità, la propria finitezza. Nella seconda parte, i genitori sono incarnati da una madre orchessa la cui fame non intende risparmiare la principessa e i suoi figli, ovvero i suoi nipoti. I genitori danno la vita ma possono anche toglierla, proteggono ma possono anche fagocitare. Quest'aspetto della fiaba, ovvero la dualità, ci ha offerto una chiave di lettura della storia e di messa in scena. Due sono le parti della storia, un prima e un dopo il bacio, due le madri, chi dona la vita e chi la prende e due le attrici che hanno il compito di raccontare la fiaba.  

Note di regia.
Ognuna di loro ha una preferenza rispetto alla storia e al modo di raccontarla e cerca di imporla all'altra, come se la propria visione fosse l'unica possibile.
C'è chi vorrebbe raccontare solo la prima parte e chi ritiene la seconda parte più intrigante e interessante, ricca di momenti divertenti rispetto alla prima.
In realtà le due visioni-versioni sono così connesse che la mancanza dell'una renderebbe mancante e povera l'altra. Ognuna costituisce la parte di un tutto, come la metà di una mela nei confronti del frutto. Nonostante le narratrici cerchino di far prevalere il proprio punto di vista della storia e la propria parte, l'una si metterà al servizio dell'altra per creare insieme una storia che solo alla fine risulterà unica.
Non abbiano pensato ad un'ambientazione particolare o a dei personaggi, né a impersonificare i personaggi della storia. Le narratrici sono loro stesse e hanno come compito quello di raccontare la fiaba. Lo faranno avvalendosi della parola, dei gesti, di piccoli burattini a dito, di oggetti e di segni che lasceranno su un fondale nero. E rianimeranno quella storia antica. Del resto, che cosa fanno i narratori e le narratrici se non far rivivere storie che altrimenti dormirebbero chissà per quanto tempo ancora?


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